Domenica 7.02.2010 ho assistito alla partitissima, almeno così l’avevano definita i giornali locali, tra il Ponte San Pietro- Isola e la Tritium capolista del Girone B della Serie D.
La gara si annunciava comunque di grande interesse, anche a livello tecnico, poiché la formazione di casa, nonostante fosse una neo promossa, poteva contare sull’apporto di giocatori importanti per la serie D come Salandra, Zirafa e Capelli mentre, dall’altra parte, c’era la Capolista incontrastata del girone che, peraltro, non avevo ancora visionato nella stagione in corso.
Premetto che i campi della D vengono frequentati dal sottoscritto soprattutto per cercare qualche perla nascosta da proporre per palcoscenici più prestigiosi (come è già successo per Victor http://www.bergamosportnews.it/content/view/359/2/ e Da Silva Santana
http://www.bergamosportnews.it/content/view/353/2/ approdati alla serie B con il Frosinone il primo e alla serie A Ungherese il secondo dopo esser passati per Cologno al Serio all’epoca in cui ero Direttore Tecnico ) aspettandomi sempre di assistere a prestazioni paragonabili, almeno in parte, a quelle del calcio professionistico ove sono cresciuto e mi sono formato prima in serie C e poi come dirigente al Monza sotto la gestione Begnini.
Aggiungo, inoltre, che la mia analisi vuole esser critica e costruttiva con attenzione al profilo tecnico della gara poiché credo che oggi siano tutti in grado di sostenere che la Tritum è formazione di livello superiore e che il Ponte San Pietro- Isola abbia strappato un buon pareggio nella gara di ieri.
Ed, infatti, soffermarsi alle apparenze è tipico del mondo del calcio dove l’analisi non sempre viene approfondita e si vive solo l’euforia o la delusione dei risultati che, non sempre, sono espressione del valore assoluto di una squadra: quando si vince tutto va bene, quando si perde tutto va male.
Ed, infatti, mi è capitato di leggere la rassegna stampa locale dove, all’unisono, i media esprimevano un giudizio non in linea con il mio pensiero poiché si parlava di una grande partita del Pontisola che, in 10 uomini per oltre mezz’ora, era riuscito a bloccare una capolista poco incisiva.
Al sottoscritto è sembrato esattamente il contrario ovvero che la Tritum è stata padrona del campo e che, con 10 punti di vantaggio sulla seconda in classifica, non aveva alcun interesse ad alzare il ritmo della gara per la quale un pareggio poteva esser risultato accettabile.
La sensazione avuta è che la Prima della Classe non sia stata mai messa in seria difficoltà da un Pontisola che, a mio parere, avrebbe potuto pagare molto care alcune ingenuità sia tattiche che comportamentali.
Innanzi tutto non mi ha convinto l’impiego di Stefano Salandra che insieme a Paolo Zirafa avrebbe dovuto mettere i brividi alla Tritium che, invece, non si è dovuta nemmeno preoccupare più di tanto di controllare i due attaccanti del Ponte.
Del resto credo che nello schieramento 4-3-3 del Pontisola con Salandra punta centrale, Zirafa a sinistra e Lillo ( ex Monza che conosco bene ) a destra renda l’attacco inoffensivo nonostante il grande potenziale.
A mio giudizio, Salandra non è giocatore che deve sprecare energie a recuperare palloni giocabili a centrocampo per favorire i compagni di reparto e nemmeno gli si può chiedere di giocare spalle alla porta poiché in tal modo le sue caratteristiche vengono svilite e non valorizzate.
Questo centravanti, che in D è veramente un lusso ( nelle passate stagione ha messo a segno più di 70 goal in tre anni) è idoneo sicuramente al modulo di gioco a tre punte ma ha bisogno di giocare esterno ( sinistra o destra è indifferente) per poi accentrarsi verso l’are a di rigore.
Deve inoltre avere come punto di riferimento un punta centrare di gran fisco abile nel gioco di sponda perché possa creargli spazi in cui inserirsi e fare male agli avversari.
Francamente non è giocatore che può esser impiegato per retrocedere a centrocampo a recuperare palloni con cui servire i compagni di reparto.
Quanto da me affermato del resto è confermato dal fatto che nella passata stagione Stefano aveva come punto di riferimento Berberi, attaccante albanese di gran fisico, che faceva un lavoro oscuro di sponda per favorire gli inserimenti in area dello stesso Salandra e di Floriano ( http://www.bergamosportnews.it/content/view/380/2/ ).
Risultato: valanghe di goal.
Quest’anno è fermo a 9 reti che, comunque, sono un bottino di tutto rispetto ma di certo appare evidente come l’assemblamento dell’attacco non giovi al bomber principe della D degli ultimi anni.
Medesimo discorso può valere anche per Paolo Zirafa, giocatore che ammiro e considero molto, ma anch’egli, a mio parere è troppo spesso è penalizzato, sia per caratteristiche fisiche che tecniche, da uno schieramento che rischia di annullare le caratteristiche sue e di Salandra.
La prova di quanto affermato è data dal fatto che, dopo l’espulsione di Capelli ( di cui parlerò oltre), mister Verdelli ha dovuto modificare lo schieramento inserendo un centrocampista al posto di Zirafa.
Ebbene da quel momento Stefano Salandra ha cominciato ad esser pericoloso e a conquistare palloni “sporchi” in area di rigore e al limite che, con la sua tecnica, era in grado di addomesticare e scagliare verso la porta avversaria creando apprensione alla retroguardia abduana.
Quanto a Lillo, esterno laterale alto di destra, che conosco bene per averlo avuto a Monza nella passata stagione, considerato che trattasi di un ragazzo nel 1991, ritengo abbia fatto abbastanza bene creando qualche problema ai difensori per la sua rapidità e velocità.
Capitolo Capelli (nella foto)
Ottimo elemento, buona tecnica e buona visione di gioco.
A centrocampo fino all’espulsione al 11’ del secondo tempo, è stato di supporto all’attacco e di aiuto alla difesa in fase di copertura ed in occasione degli attacchi della Tritium si posizionava davanti alla difesa per fare da intenditore, dare man forte ai compagni in fase di copertura e rilanciare il gioco in fase di attacco.
Inoltre ha colpito un traversa nel corso del primo tempo dimostrando il suo grande valore.
Ora le critiche.
Penso che un giocatore di questa esperienza e classe non possa incorrere in due falli tattici a distanza di 20 minuti l’uno dall’altro dopo aver perso palla in zone del campo non importanti: la prima, sulla tre quarti d’attacco del Pontisola a seguito di un rimbalzo “maligno” della sfera perdeva il controllo e, per impedire la ripartenza, dell’avversario lo sgambettava.
Giallo ineccepibile.
La seconda all’11’ del secondo tempo a seguito di un controllo di palla poco preciso, sempre sulla tre quarti d’attacco del Pontisola, l’avversario gli rubava il tempo e lui lo cinturava atterrandolo.
Secondo giallo, rosso e doccia calda anzitempo.
Ebbene in entrambe le occasioni l’avversario si trovava ad almeno 60 metri dalla porta dei locali.
Falli inutili che il Pontisola avrebbe potuto pagare molto caro con un uomo in meno e contro una signora squadra.
Del resto anche se Capelli è incorso in un errore di valutazione piuttosto grossolano non può esser ritenuto unico responsabile.
Ed, infatti, se il giocatore ha sentito il bisogno di ricorre al fallo tattico in due occasioni è perché la squadra non copriva adeguatamente il campo e un contropiede avrebbe potuto creare molti pericoli.
Ciò può solo significare che a livello tattico il Pontisola era messo male in campo manifestando appunto le lacune di cui ho già detto.
Per esempio, nel corso della gara, la formazione di casa appariva letteralmente spezzata in due tronconi poiché tra i tre attaccanti e i centrocampisti vi era troppo spazio di modo che la squadra dalla tribuna appariva molto allungata: i centrocampisti, infatti, non riuscivano a legare il gioco con il reparto offensivo con la conseguenza che gli attaccanti erano costretti a retrocedere verso centrocampo per recuperare palloni giocabili.
Capelli, dal canto suo, era l’unico del reparto centrale a lavorare nella difficile opera di raccordo tra centrocampo ed attacco ma, come detto, gli spazi troppo ampi richiedevano uno sforzo fisico intenso che, che conseguentemente, influiva sulla lucidità del calciatore che, in fase di copertura, era costretto a incorrere nel fallo tattico.
A ciò si aggiunga la spinta pressoché assente degli esterni di difesa e centrocampo ed il gioco, di conseguenza, non poteva che ristagnare tra i piedi di Capelli che era l’unico a “cantare e portare la croce”.
Per questo non mi sento di condannare l’errore del singolo giocatore poiché non è altro che espressione che, a livello di tattica, qualcosa non ha funzionato poiché il calcio è gioco di squadra nel quale armonia e coralità dell’azioni sono fondamentali per il bel gioco.
Per il Pontisola, pertanto, molto impegno e buona tenuta fisica ma a livello tattico c’è molto da lavorare.
Invece, la Tritium, a parte qualche sbavatura in fase di attacco si è dimostrata formazione di categoria superiore.
Non voglio parlare dei singoli che sono di grande qualità e sono spesso celebrati dai giornali poiché ciò che più mi ha colpito è l’atteggiamento complessivo di grande squadra e di mentalità vincente che mister Vecchi ha trasmesso all’ambiente.
Vecchi è un allievo di Giuliano Sonzogni ( ex allenatore del Monza) , che io ho visto lavorare a Monza nella scorsa stagione, la cui conoscenza risale proprio allo scorso anno quando il mister della capolista veniva a seguire gli allenamenti dell’attuale allenatore del Siracura.
Ebbene metodico e preciso è Sonzogni come metodico e preciso è Vecchi.
Con questo allenatore si lavora molto sulla tattica ed i risultati si vedono in campo, non solo per il valore dei singoli, ma per l’espressione corale di gioco che la Tritium esprime con una manovra fluida e armonica, nella quale ogni giocatore trova la sua massima espressione.
La Tritium a livello tattico ha lasciato poco spazio al Pontisola che in poche occasioni, nate quasi per caso, si è reso pericoloso.
Per il resto la partita è stata letteralmente controllata dalla capolista la quale non aveva alcun interesse ad alzare i ritmi visto l’enorme vantaggio sulla seconda in classifica.
Vecchi gioca sempre con un 4-3-3 dove gli elementi appaiono assortiti e amalgamati in modo perfetto, studiato.
Del resto dovrebbe esser così poiché, come ha insegnato anche a me Sonzogni, è vero che il calcio è un lavoro, e come tutti i lavori necessita di studio e dedizione.
Vero è che senza teoria non si procede, ma poi l’importante è comunque la pratica sul campo e Vecchi, dal quel punto di vista, è un “martello” poichè prova e riprova gli schemi e gli schieramenti da adottare in corso di gara con perfezione maniacale proprio come il maestro.
I risultati gli danno ragione da ormai diversi anni.
La Tritium è una squadra solida ma, per dovere di analisi, debbo anche sottolineare, come nel girone B della Serie D, nessun altra formazione sia stata in grado di imbastire una rosa degna di poter contrastare la regolarità e la solidità della squadra milanese.
Problemi di strategie societarie.
C’è chi ha speso molto e si ritrova a metà classifica dimenticando che l’importante è come si impiegano le risorse non la quantità di soldi che si spendono per i giocatori più noti.
Due più due non sempre fa quattro nel calcio e, per capirlo, non serve certo uno scienziato.
Ma questa è un’altra storia.
Complimenti ancora a Vecchi anche se sarebbe stato divertente vedere la capolista contendersi la palma di regina del torneo con altre società anche per testare la reale dimensione caratteriale di questa compagine che, al cospetto delle altre avversarie, sembra di livello professionistico.
Purtroppo non abbiamo un termine di paragone credibile ma per questo basterà spettare il prossimo anno in Lega Pro.
Le interviste:
Stefano Vecchi, Allenatore Tritium:
“Abbiamo fatto una buona partita per 60 minuti. Poi negli ultimi 30 c’è stata una flessione. Nel complesso una gara equilibrata anche se abbiamo concesso poco agli avversari. Il Campionato sta andando bene.”
Capelli:
“Sono contento per il risultato, anche se ritengo che la mia espulsione è dipesa da un giudizio troppo affrettato. Se in 10 uomini abbiamo portato a casa un pareggio, in 11 avremmo potuto fare magari qualcosa in più. Comunque va bene così.”
Mossali:
“Nel primo tempo abbiamo tenuto ritmi alti. Nel secondo l’espulsione di Capelli ci ha facilitato. Credo che il pareggio sia giusto. Il nostro Campionato lo costruiamo giorno dopo giorno. Il Mister ama il bel gioco. Stiamo vivendo una bella esperienza.”
Un’ immagine del pubblico di Terno d’Isola
La tribuna gremita per il big-match
Il mitico fotografo Roberto Carboni