Matteo Milani, il ventiduenne atleta di Carobbio degli Angeli, è un ragazzo che ormai da anni sta dando l’anima per il suo sport: Il Taekwondo. Una disciplina di origine coreana che negli anni si è ampiamente diffusa in tutto il mondo, divenendo sport olimpico.
Si tratta di un’arte marziale-sport da combattimento dove vi è una netta prevalenza di tecniche di calcio, portate in modo altamente atletico e spettacolare.
Dopo un’esperienza nella Kickboxing con ottimi risultati, Milani sta tentando la “scalata” olimpica. Nel 2020 ci saranno infatti le prossime Olimpiadi e questo ragazzo bergamasco ha tutte le carte in regole per potersela giocare.
E’ infatti un marzialista per passione ma anche per genetica. Il padre Federico Milani è stato un Campione famoso nel Karate e nella Kickboxing e si distinse per la sua formidabile capacità nel tirare calci.
Il figlio Matteo ne ha ereditato le caratteristiche fisiche, riuscendo, fin da giovanissimo ad esprimere una tecnica di calcio degna del miglior Van Damme dei tempi d’oro.
Elastico, veloce e potente. Così si presenta questo dotatissimo atleta.
A livello di Taekwondo nasce e si forma nella Scuola bergamasca CUS Bergamo, capitanata dal Maestro Biagio Brunetti.
Le prime grandi affermazioni lo hanno fatto rapidamente entrare nel giro della Nazionale. Negli ultimi Campionati Italiani si è distinto per aver battuto molti avversari, tra cui un atleta molto titolato che deteneva un ruolo di leader nella categoria, vincendo il Titolo e aggiudicandosi la maglia azzurra
Poi è stata la volta del Mondiale, il primo disputato.
Da quando ha preso il posto in nazionale si è trasferito a Roma, al Centro Coni dell’Acetosa, dove si allena regolarmente cinque o sei ore al giorno.
“E’ dura. Gli allenamenti sono davvero tosti. Ma è così che ci si prepara se si vogliono affrontare appuntamenti importanti”.
E l’appuntamento è presto arrivato. Korea. Mondiale di Taekwondo.
Prima del Torneo c’è stato uno stage di lungo periodo (30 giorni) dove gli atleti si sono preparati per affrontare le competizioni.
La gara non è andata benissimo. Milani è uscito al secondo turno. Ma va fatta la giusta lettura del caso.
Ha affrontato gli incontri con una mano fratturata, dopo un infortunio agli Italiani, dove aveva dato veramente tutto, per questa occasione mondiale. Inoltre un recentissimo cambio di regolamento sulla possibilità di “agganciare” l’avversario (tecnica abolita) lo penalizzava fortemente in uno stile di combattimento già per lui consueto e abituale, che ha dovuto cambiare all’ultimo momento.
“C’è un po’ di rammarico perché pensavo e speravo di poter fare di più, ma non mi perdo d’animo e ho intenzione di allenarmi ancora meglio, per rifarmi”.
E, in effetti, di tempo per recriminare ce n’è gran poco, visto che il giovane fighter bergamasco è già partito per Taipei (Taiwan) per partecipare alle Universiadi, sempre con la maglia della Nazionale.
“Nel Taekwondo c’è una graduatoria, il Grand Prix, che include i primi 32 atleti al Mondo. Io sono al numero 38 e, se faccio bene alle Universiadi, posso prendere i punti per salire nel ranking ed entrare in questa classifica speciale che mi consente di partecipare al Grande Slam, il circuito delle gare sostanzialmente professionistiche.”.
Qual è la forza che può spingere un ragazzo ad affrontare un vita così, ricca di soddisfazioni, ma anche di sacrifici:
“Beh, innanzitutto la passione. La voglia di mettersi in gioco al 100%. E poi l’attrazione per le Olimpiadi. Credo che questo sia il sogno di ogni sportivo e per me lo è in modo viscerale. Sto dedicando tutta la mia vita a questo obbiettivo, e ce la metterò tutta per arrivarci. Lo faccio per lo sport e anche per mio padre Federico, che mi segue alla grande in questa esperienza. Anche lui ha fatto questa vita quando era atleta. E’ un fisioterapista e io sto studiando questa materia all’Università, per cui tra me e lui c’è un grande legame, oltre che familiare, anche sportivo e umano. Mi piacerebbe regalargli questa esperienza olimpica e sogno di poter condividere con lui magari un bel risultato, una bella medaglia. Con lui e con tutti quelli che credono in me. Nei momenti difficili sento la loro forza, che mi sostiene, e nelle vittorie sento la loro gioia che si unisce alla mia. E’ dura la vita da atleta a questo livello. Ma di fronte a queste cose sento motivazioni incredibili che mi spingono a dare sempre tutto…e di più.”
Matteo Milani, oltre che un atleta dotato e vincente, è anche un ragazzo umile e alla mano e, da tempo, si è conquistato la simpatia della Bergamo marziale, che, fin dagli esordi, segue con grandi aspettative le sue avventure agonistiche.
La potenzialità c’è. La Grande Medaglia è un sogno.
Una storia sportiva bergamasca tutta da seguire.
Luca Limoli