Parlare di Stefano Salandra e di Calcio Bergamasco è fondamentalmente la stessa cosa. Si perchè lui, come pochi, ha saputo incarnarne lo spirito come calciatore, come sportivo, e come uomo.
Molto conosciuto ed apprezzato nel mondo orobico del pallone, Stefano è un Campione, ma non ha mai perso l’umiltà, e la voglia di mettersi in gioco, di quando era ragazzino.
“Vita da calciatore”, così l’aveva definita Simon Laner ex Albinoleffe, parlando della sua esperienza sportiva. E questa definizione si può benissimo associare anche a Stefano Salandra.
Ecco allora il momento di parlare di lui. Il Golden Boy.
Bergamo, davanti ad un cappuccio e una brioche, lo abbiamo incontrato. Lui è uno dei piu’ grandi attaccanti di cui il calcio Orobico ha goduto negli ultimi 20 anni, stiamo parlando infatti di Stefano Salandra, un nome che ha sempre eco… . “Bomber” sarebbe riduttivo, perchè Stefano prima di essere un calciatore è un ragazzo con importanti valori umani, e lo dimostra raccontando con visibile emozione i suoi esordi:
“Ho sempre giocato a calcio, sin da bambino e la persona che mi ha ispirato è stata mio fratello, quando lo vedevo giocare scalpitavo. Vengo da una famiglia tutta atalantina, per cui il calcio era vissuto quotidianamente in famiglia. Ero perennemente con la palla tra i piedi, ho incontrato il mio vecchio maestro delle elementari poco tempo fa, mi ha chiesto se sfondavo ancora le porte. Sono cresciuto a Capizzone e se volevi fare sport, ed eri anche portato, giocavi. Ho giocato 3 anni lì e poi sono passato al Valle Imagna dove sono rimasto a giocare un anno, poi è arrivata la grande chiamata, quella dell’Atalanta, però Mamma si è opposta, non voleva che trascurassi la scuola, ma dopo un anno, diciamo che ha consegnato il mio cartellino all’Atalanta, è da li è cominciato il mio sogno.”
In questi anni Stefano, come tutti gli sportivi, ha avuto degli allenatori, che, a loro volta, hanno certamente contribuito a portare al massimo le sue qualità tecniche e motorie. E lui vuole partire da loro, per iniziare a raccontare la sua storia:
“Prima di parlare del mio percorso con L’Atalanta volevo ringraziare due grandi allenatori, entrambi venuti a mancare: Gianmario Pellegrini Mister del Capizzone e Mister Zambelli del Valle Imagna. Mister Pellegrini mi ha trasmesso la passione ed insegnato la dedizione abbinata all’umiltà, mentre Mister Zambelli a livello tecnico era bravissimo. Ricordo che partiva con le mani in tasca per andare da un’area all’altra, il tutto mentre palleggiava con la testa. Io pensavo di essere bravo, ma quando vedevo da lui certi numeri mi cadevano le braccia.”
E dalla Valle si scende per andare a Zingonia, ma con fermata campo militare, A Bergamo, perché il primo anno Stefano si allenava con l’Atalanta B :
“Ricordo che al primo anno di Atalanta tutto era semplice, non c’erano pressioni e tutto sembrava andare a meraviglia, mentre il secondo anno era stata fatta una selezione delle due squadre dell’Atalanta, io ero nella squadra che poi, da lì, avrebbe preso parte al Campionato Allievi Nazionali, allenandosi a Zingonia.
Proprio in quell’anno sono cominciati i sacrifici. Non era tutto rose e fiori. Il Mister era Rubagotti, le esigenze rispetto alla stagione appena trascorsa erano diverse, fisicamente ero molto gracile e di conseguenza giocavano ragazzi più pronti di me. Insomma, facevo fatica.”
Ma Stefano è un bergamasco purosangue, uno di quelli che non si lamenta, si rimbocca le maniche, contrasta le fatiche e riparte, verso la porta avversaria, per poi fare del gol la sua specialità.
“Giocavo con gente come Pelizzoli, Donati e tanti altri futuri campioni, non era semplice e ogni anno l’asticella si alzava.
Con Vavassori abbiamo disputato tre finali: Allievi Nazionali (persa), Primavera (vinta) e un’altra ancora con la Primavera (persa contro l’Empoli).
Mister Vavassori è quello che mi ha dato di più e dopo la vittoria del Trofeo Dossena ci ha detto che sarebbe diventato l’allenatore della Prima Squadra.
Lui mi vedeva benissimo, ma ricordo con esattezza una sua frase, << se non migliori fisicamente farai due categorie inferiori per le tue possibilità.>> Aveva ragione”.
Stefano esce dal nido di Zingonia e comincia a muovere i primi passi nel Calcio Professionistico, ed è così che prende il treno direzione Prato :
“Giocavo con Big Mac Maccarone, ho totalizzato 20 presenze, non male.”
Succesivamente Stefano prepara la sua valigia e torna a casa, nell’Atalanta. Qui comincia la preparazione agli ordini di Mister Finardi, prima di iniziare una nuova stagione in una Categoria minore, ma Stefano non trova squadra, e così, in inverno firma la rescissione con l’Atalanta, per poi trasferirsi ad Oggiono 6 mesi. Ci rimane anche l’anno seguente, dove vince il Titolo di Capocannoniere in Serie D.
“Dopo quella fantastica annata parto per le vacanze direzione Tenerife e, una volta atterrato, l’Atalanta mi chiama dicendomi di tornare a casa perché Mister Vavassori voleva farmi fare la quarta punta in Serie A. Ma successivamente, con l’acquisto di Liolidis, Favini e Vavassori mi comunicano che la rosa era completa. Peccato, perché fare un ritiro a 21 anni con l’Atalanta sarebbe stata un’esperienza gratificante.
Lo stesso giorno l’Atalanta mi ha ceduto in comproprietà con l’Albinoleffe, squadra di extraterrestri. In rosa c’erano fenomeni come Del Prato, Araboni, Carobbio, Regonesi, Sonzogni Biava, Teani e Raimondi, in panchina Mister Gustinetti .
Poi 6 mesi a Meda e l’anno seguente nella Biellese, ma a Biella non mi sono trovato per niente bene e ho rescisso.”
Dal Piemonte alla Lombardia e così Stefano torna ad Oggiono, i tifosi si ricordano bene di lui e così parte la stagione con mister Raggi in panchina, ex compagno di Stefano nella sua prima esperienza ad Oggiono, Pellegris partner d’attacco “Ci siamo divertiti, ricordo che in trasferta non ne azzeccavamo una ma in casa eravamo invincibili.”
Questa volta Stefano decide di avvicinarsi a casa e così dopo la stagione ad Oggiono comincia quella nella Rocca di Cologno.
“Con la Colognese sono rimasto 4 anni, il primo anno ci siamo salvati, secondo e terzo anno siamo arrivati vicini a vincere, mentre il quarto è stata una debacle. Giocavo con grandi campioni come Sgrò, Gusmini, Gualdi e Valenti.
Era una squadra forte e giocare nello stadio vecchio mi provocava una certa emozione, e mi emoziono tutt’ora a ripensarci.
Poi era arrivato il momento di cambiare, e così mi trasferisco al Pontisola, altra neopromossa come la Colognese. Il primo anno ricordo che c’era mister Verdelli, un allenatore molto bravo, mentre l’anno seguente ho avuto Cesana, adesso allena le giovanili della Nazionale Congolese. Al quarto anno con Porrini in panchina abbiamo vinto il primo turno della Tim Cup contro il Gubbio, andando a pescare il Varese nel turno successivo. Contro il Varese eravamo in vantaggio 1-0 fino all’80imo minuto ma poi Ebagua ha pareggiato, allo scadere il 2-1 per loro ci ha eliminato, altrimenti avremmo affrontato il Bologna.
Porrini era un allenatore eccezionale, con lui ho fatto 26 gol, il mio record personale in una sola annata e il miglior attacco come squadra. Purtroppo, abbiamo perso il Campionato contro la Pergolettese per un punto, 82 contro i loro 83.
Porrini se ne va e poi arriva Del Prato, abbiamo faticato, in quanto tanti calciatori se ne erano andati ma in compenso siamo arrivati in finale di Coppa Italia di categoria, persa poi nella lotteria ai calci di rigore e nella Tim Cup abbiamo superato ancora il primo turno.
Ripenso alla finale persa di Coppa Italia: ho ripreso solo adesso a dormire, e a non sognare più quella sconfitta. Sarebbe stata un enorme soddisfazione vincerla.
Non avevo più le forze per ripartire a giocare dopo quella sconfitta ,ma ho deciso di continuare nel Ciserano. Non era la stessa cosa.
Il primo anno è andato bene mentre il secondo anno è stato cambiato l’Allenatore Mauro Bertoni con Paolo Rizzi e con lui siamo sprofondati in basso.”
L’età sportiva avanza (anche se l’aspetto è sempre giovane) e gli acciacchi si fanno un pò sentire. Da lì a poco un brutto infortunio al ginocchio tiene Stefano lontano dai campi per un anno
“Ho ripreso a Brusaporto per i primi 6 mesi, ma le cose non sono andate come speravo, e quindi ho concluso gli ultimi 6 mesi a Cologno, dove ho conosciuto la mia unica retrocessione.”
Che dire, 1 Campionato vinto con la Primavera dell’Atalanta, 4 volte Capocannoniere in Serie D, 253 gol tra Serie D e C (ora Lega Pro) e 1 gol in promozione.
E tutto questo perchè la passione è qualcosa che ti muove dentro
Stefano insegna questo. Farsi muovere dalla passione, e affrontare le sfide.
Anche quelle più difficili. Testa, Cuore, Bomber…
Chapeau Stefano
Intervista a cura di : Davide Cortinovis
Foto : Roberto Carboni