SPEDIZIONE IN GROENLANDIA. OLIVARI E GHITTI. SHOW ALLA VINERIA IN FERMENTO

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Gorle. Venerdì 4 Dicembre. Una serata speciale presso la VINERIA “IN FERMENTO” ha raccolto numerosi appassionati di Alpinismo, che si sono dati appuntamento nel giovane e vivace locale di Gorle, per  ascoltare il resoconto di una grande impresa. Una spedizione in Groenlandia, che ha visto protagonisti due giovani bergamaschi Fabio Olivari e Andrea Ghitti.

I due atleti escursionisti lo scorso agosto si sono diretti in questa terra affascinante ed incontaminata, per salire una nuova via alpinistica, mai battuta prima, “battezzata” da loro  con la denominazione “GIOIELLI VIVENTI”, definizione per indicare i bambini, nati in questa magica isola.

Un piano ambizioso, organizzato per un anno, e pienamente realizzato nei suoi obbiettivi.

Conquistare la vetta, ma soprattutto essere conquistati dalla positività della popolazione locale…

Nel corso della conferenza, infatti, i momenti salienti dell’incontro si sono concentrati nella proiezione del video, realizzato dai due ragazzi nel corso del viaggio, ma anche nelle parole conclusive, che sono apparse fortemente “ispirate” alla cordialità, alla semplicità della gente del posto, e al modo con cui la popolazione groenlandese è risultata essere autentica portatrice di valori umani.

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Fabio Olivari, 23 anni  abita a Sovere, un piccolo paese a pochi chilometri dal lago d’Iseo. Per anni ha praticato pugilato, poi, quando ha iniziato ad andare in montagna ha abbandonato la nobile arte per scoprire il mondo verticale in tutte le sue forme. Grazie al Cai Cedegolo ha fatto le mie prime esperienze alpinistiche, innamorandosi di questa attività. Ora lavora come operaio in una ditta siderurgica del posto e appena ha un momento libero, scappa ad allenarmi in falesia o in montagna.

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Andrea Ghitti  ha 27 anni ed abita a Fino Del Monte, un piccolo paese nella Valle Seriana. Un gran rapporto di fiducia con Olivari, cosa indispensabile per affrontare un viaggio come questo. Frequenta la montagna da molti anni, è un ottimo sciatore, alpinista, e con un buon passato da ciclista.

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“La Groenlandia è l’Isola più grande nonché lo stato meno densamente popolato al mondo. Ha una superficie vasta 7 volte quella italiana ma ha solamente 55 mila abitanti, stabiliti per il 90% sulla costa ovest dove appunto sorge la capitale Nuuk. Abbiamo scelto quest’isola perché eravamo alla ricerca di un luogo ricco di montagne ancora da esplorare, molte delle quali senza nome ed ancora in attesa di una prima salita, cercavamo un luogo dove praticare un alpinismo puro ed esplorativo, un po’ come quello che hanno vissuto gli alpinisti sulle nostre alpi nel 1700/1800.

Abbiamo scelto la Groenlandia dell’est prima di tutto perché è molto più selvaggia e isolata rispetto alla Groenlandia dell’ovest, poi perché a Tasiilaq (il paese che abbiamo scelto come punto base della nostra spedizione) vive da oltre 25 anni il grande alpinista ed esploratore estremo Robert Peroni il quale ci ha dato un grosso aiuto con gli spostamenti in barca oltre ad averci dato preziosi consigli sulla montagna da scalare.”

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“La nostra avventura è iniziata il 2 agosto 2018 con partenza da Milano, dopo qualche problema con i voli arriviamo in Groenlandia e ci accorgiamo subito di quanto è isolato questo posto. Tasiilaq con i suoi 2000 abitanti è la “metropoli” della Groenlandia dell’est.

Dopo aver preso un telefono satellitare. ed il fucile per difenderci dagli orsi (obbligatorio per legge), ci facciamo portare in barca ai piedi del ghiacciaio di Niaaligaq.

Una volta sbarcati ai piedi del ghiacciaio (situato circa 300 metri sopra il livello del mare) stabiliamo il nostro campo base dove lasceremo un po’ di attrezzatura superflua, abbiamo due zaini da 40kg e dobbiamo alleggerirli un po’ visto che dovremo camminare parecchio per arrivare ai piedi della nostra montagna. L’ 8 agosto partiamo dal campo base e ci portiamo verso il ghiacciaio passando su un instabile morena, una volta arrivati sul ghiacciaio riusciamo finalmente a vedere la nostra vetta in tutto il suo splendore, un dente acuminato dalla roccia perfetta. Per arrivare alla sua base dobbiamo batter traccia per diverse ore su 40 cm di neve marcia, tra buchi e crepacci enormi, gli zaini sono comunque pesanti anche se li abbiamo alleggeriti un po’, arriviamo ai piedi della nostra montagna molto stanchi e montiamo la nostra tenda su un blocco di granito sul nevaio posto a destra del ghiacciaio, la base non è liscia e nemmeno piana, come se non bastasse abbiamo una superficie utile poco più grande della nostra tenda.

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Il panorama è mozzafiato, alle nostre spalle una parete enorme, davanti a noi una distesa di fiordi ricchi di iceberg e in lontananza l’infinita calotta glaciale.

Dopo diverse ore di arrampicata arriviamo in vetta, l’aria è gelida, ammiriamo le infinite cime attorno a noi, manteniamo comunque alta la concentrazione, visto che ci aspettano le calate che  si riveleranno una vera e propria odissea”.

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“Cerchiamo fin da subito di fare calate corte ma la morfologia della montagna e la roccia con un grip veramente eccezionale complicano parecchio il recupero delle corde, già alla prima calata la corda ci si avvolge attorno ad uno spuntone, dopo averle provate tutte risaliamo e allestiamo una calata intermedia, la seconda calata non da troppi problemi, cosa che non succederà con la terza calata, mentre recuperiamo le corde il nodo ci si incastra in una fessura, noi cerchiamo di farlo saltare e cerchiamo di tirare ma anche questa volta non c’è nulla da fare, risaliamo le corde e oltre al danno anche la beffa, a forza di tirare il nodo si è incastrato a tal punto di diventare inamovibile anche tirando verso l’alto (cosa mai successa in anni di alpinismo sulle alpi) così abbiamo tagliato l’ultimo pezzo di corda. Da li in poi le calate sono andate via via migliorando pur facendoci affaticare le braccia a forza di recuperare la corda che faceva attrito sulla roccia.

All’1 di notte arriviamo alla nostra tenda, dopo aver passato l’ultima ora sotto la pioggia, al buio e con le mani gelate senza che i guanti potessero far molto contro la pioggia. Senza nemmeno cenare entriamo nel sacco a palo, siamo distrutti.”

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“Siamo felicissimi, è la prima volta che apriamo una via e farlo in stile tradizionale in un posto come la questo ci da un senso di infinita gioia.”

La probabile nuova via è stata aperta sull’ampia cresta/parete sud, informandoci il più possibile siamo giunti alla conclusione che la nostra dovrebbe essere la seconda salita di Asta Nunaat, dopo la prima effettuata nel 2006 da Andi Fichtner, Christop Hainz e Roger Schali lungo la loro Tartaruga (18 tiri 7b+ A2) sulla parete ovest. Pubblichiamo questo report per lasciare una traccia di quello che abbiamo fatto e per capire se altre persone sono state a scalare su questa vetta. In parete non abbiamo trovato nessun segno umano quindi pensiamo sia una nuova via, noi abbiamo abbandonato 7 chiodi e circa una decina di cordoni sulle soste di calata. La via abbiamo deciso di chiamarla “Gioielli Viventi” citando le parole che Robert Peroni ha usato per descriverci i bambini groenlandesi, che vivono costantemente con il sorriso anche se hanno poco o nulla… .groenland 9

Questo viaggio incredibile ha lasciato nei nostri “eroi” orobici, una grande, grandissima suggestione naturalistica, ma anche un impegno a favore delle popolazioni locali che, viste le difficoltà nel settore della Caccia e della Pesca, loro fonte di sostentamento tradizionale, potrebbero certamente trovare nel turismo una fonte economica che possa allontanare lo spettro di una progressiva estinzione.

Si parla molto, ultimamente di “Turismo Outdoor”…

Beh… più “outdoor” di così è veramente dura trovarne.

Insomma, per gli amanti dell’avventura, la Groenlandia è una meta da prendere seriamente in considerazione !

Parola di Ghitti e Olivari.

Bergamaschi, ma, da oggi in poi, anche un po’ groenlandesi.

 

servizio a cura di : Luca Limoli

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