L’Università degli studi di Bergamo tra le prime in Italia a formare i professionisti dello sport.
Con il progetto UP4SPORT DUAL CAREER 40 gli atleti sostenuti nella formazione universitaria a cui si affianca un progetto di ricerca, unico in Italia, finalizzato a tracciare una mappatura dei programmi sulla duplice carriera nelle varie Università italiane.
Bergamo, 1 agosto 2018 – Quali sono le peculiarità delle discipline sportive nel contesto europeo? Come sono normati gli sport elettronici? In che modo il credo religioso si rapporta al mondo sportivo? Sono solo alcune delle attuali domande a cui risponde il corso di «Diritto europeo dello sport» tenuto dal Prof. Stefano Bastianon dell’Università degli studi di Bergamo, afferente al Dipartimento di Giurisprudenza, oggi importante punto di riferimento nel nostro Paese per studenti e aspiranti specialisti di diritto sportivo.
L’ateneo bergamasco si è infatti specializzato nella formazione in diritto dello sport, uno tra i primi settori industriali in Italia, dove la componente sociale e quella commerciale coesistono in un delicato equilibrio.
“Nonostante lo sport sia una chiave di sviluppo nell’attuale scenario nazionale ed internazionale, spiega il rettore dell’Università, Remo Morzenti Pellegrini – siamo una delle poche Università italiane che investono nella disciplina perché oggi, per sostenere al meglio lo sportivo, serve anche formare quelle figure professionali che orbitano attorno all’atleta. Al corso di Diritto europeo dello sport si aggiunge il programma presente in soli dieci atenei italiani, il Dual Career Up4Sport – University Program for Student-Athletes, il programma promosso dall’Unione Europea finalizzato a favorire la duplice carriera (sportiva ed educativa) degli studenti-atleti, con agevolazioni nelle tasse universitare fino al 60%”.
Strettamente connesso a tale programma si presenta il progetto di ricerca biennale finanziato dall’Università di Bergamo dal titolo «I programmi sulla duplice carriera degli studenti-atleti quale strumento per la costruzione di un’Europa sociale» attraverso il quale l’ateneo sta realizzando una mappatura di tutte le Università italiane in relazione al loro impegno nel favorire la duplice carriera degli studenti universitari attraverso l’attuazione di appositi programmi, come richiesto dalle Linee guida della Commissione europea.
«A Bergamo – conferma il prof. Stefano Bastianon, titolare del corso – stiamo affrontando temi molto rilevanti nella giurisprudenza sportiva europea. Gli studenti si stanno mettendo alla prova con tesi dall’alto valore scientifico su temi innovativi che possono aiutare a tracciare il futuro del diritto sportivo europeo, leggendone le sue implicazioni economiche e sociali e declinandole rispetto ad alcuni argomenti centrali, come la religione, l’innovazione e la parità di genere».
In particolare, il fenomeno degli eSport, gli sport elettronici e video giochi, ha una straordinaria rilevanza economica: secondo il report Global Esports Market targato Newzoo, nel 2020 raggiungerà un valore complessivo di 1,4 miliardi di dollari e oltre 300 milioni di persone guarderanno almeno occasionalmente un evento eSports. Solo in Italia, Pay Pal e Superdata stimano che circa 1 milione e 200 mila persone siano coinvolte negli eSports con un giro d’affari da 12 milioni di dollari. E per un settore tanto in crescita, servono professionisti che sappiano come intervenire per affrontarne tutti i profili giuridici.
Altra tematica in evoluzione è il rapporto tra lo sport e i simboli e le tradizioni religiose. Da tempo il settore sportivo ha dovuto riconoscere appositi interventi, anche di carattere normativo e regolamentare, al fine di assicurare che la pratica sportiva non andasse a urtare la fede religiosa dei singoli atleti e/o della collettività che assiste all’evento sportivo. Basti pensare al riconoscimento da parte della FIFA della possibilità per le atlete musulmane di indossare il velo durante lo svolgimento delle partite di calcio. E in futuro? Con tutta probabilità si dovrà ricorrere molto più spesso alla legislazione per regolamentare un ambito tanto vasto.
Non meno complesso è il tema della disparità di genere e del dilettantismo sportivo, con un raffronto, ad esempio, tra il sistema sportivo italiano e quello svizzero in riferimento alla pallavolo. Attualmente in Italia le discipline sportive professionistiche sono 4: calcio, golf, basket e ciclismo, tutte declinate solo al maschile.
E proprio alla differenza di genere è dedicato il tradizionale convegno organizzato dal Prof. Bastianon «L’Europa e lo sport: profili giuridici, economici e sociali» in programma il prossimo 30 novembre in Università a Bergamo. L’edizione di quest’anno, anche grazie alla preziosa collaborazione della UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), vuole rappresentare un momento di incontro e di studio per riflettere sulla discriminazione delle donne nello sport, confrontando le esperienze italiane e quelle straniere.