ENZO CODORO. PIONIERE DELL’OUTDOOR. BICI E SNOWBOARD.

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“Outdoor”-“Sport-Outdoor”, concetti moderni della pratica sportiva. Moderni ma forse anche antichi, quando magari tecnicamente lo sport non esisteva ancora… . Cosa è “Outdoor”?

La parola  parla già abbastanza chiaro. E’ vivere un’esperienza, a contatto con l’ambiente naturale.

E lo sport che cosa è? E’ vivere un’esperienza, a contatto con sé stessi e con gli altri.

Ecco allora “Sport-Outdoor”… e la miscela è fatta.

Un mix di pratica sportiva tecnica e tosta, ma dove l’atleta vive il teatro della Natura come attento e partecipe attore-spettatore, e non come l’attore principale. Perché la Star è sempre solo Lei, la Natura.

Può sembrare scontato, ma non lo è.

Si po’ dire che, nel corso degli anni, il rapporto delle persone con lo sport è profondamente mutato. Una volta la facevano da padroni i grandi professionisti alla Carl Lewis o Michael Jordan e il pubblico era prevalentemente un pubblico osservatore-ammiratore. Con il tempo però la pratica sportiva si è diffusa enormemente, e adesso anche lo spettatore è molto spesso praticante, con un evidente  vantaggio dell’intero rapporto, e dell’intera esperienza sportiva.

Ma questa dimensione individuale, questa pratica diretta… per il piacere di viverla, è probabilmente il “leitmotiv” del movimento sportivo contemporaneo.

Non che la tradizione dei grandi Campioni sia venuta meno. Carl Lewis è stato sostituito da Bolt, Michael Jordan (più o meno…) da Kobe Bryant, ma è cambiato il rapporto.

Lo concezione attuale dello sport non è più solo agonistica, ma è anche e soprattutto “Wellness”. Un wellness che si suda, che si conquista, che si vive fino in fondo con la tecnica dello sport, ma che di Wellness si nutre e si compone.

Tra quelli che queste cose le conoscono bene, perché le vivono da sempre, anche prima che tutto questo divenisse stile, c’è lui: Enzo Codoro.

Milanese di nascita e bergamasco di adozione è uno che l’outdoor ce l’ha…”inside”. Dentro nel cuore.

Dagli anni 60 infatti il suo grande amore è la bici. Era ragazzino quando ha avuto in mano la prima. Un mito. E da lì chilometri su chilometri, macinati in settimana e nel week-end, sempre nell’ordine delle centinaia…

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Omnia vincit Amor“, dicevano i latini… . L’amore vince ogni cosa. Ed ecco allora la Mountain Bike. Un oggetto meraviglioso che apre le porte della Natura a chi ne cerca un contatto più diretto.

Enzo ne comprende subito la valenza, e ci si butta a capofitto.

Raccontano i suoi giovani “compagni di brigata”, gente di 20, 30, 40 anni… : “In salita ci stacca ancora tutti. Cerchiamo di rifarci in discesa, ma anche lì è un osso duro”.

E sono principalmente i ragazzi dell’associazione sportiva bergamasca “Mysticfreeride“. Fondata da Lecco, Goldaniga e Guadalupi.

Enzo Codoro ha 68 anni e questi racconti fanno riferimento a fatti recenti. Questo per rendersi conto della tempra di questo “Ironman”, sempre pronto a mettersi in gioco, per respirare lo sport , la natura e i valori umani.

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“Il cuore tu non lo dirigi…è lui, con il suo battito, che ti porta dove lui ha deciso” , così dichiarava lo Zio di Bruno Zanchi, grande Campione bergamasco di “Downhill” in un’intervista per Bergamosportnews.com, e Enzo Codoro conosce bene questa cosa.

E quindi, insieme alla bici, è arrivato un altro battito. Un nuovo amore. Lo Snowboard. E poi ancora più in alto…Lo Sci Alpinismo.

“Il battito animale” , cantava il buon Raf… . E anche qui, un po’ come nelle massime di vita dello Zio di Zanchi, c’è una verità… .

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Si perché Enzo, a fare le sue escursioni ci va perfino con i cani, inseparabili amici e, notoriamente, profondi amanti dell’outdoor…per Natura.

La stessa Natura che muove tutto questo popolo mondiale. Il popolo dell’outdoor appunto.

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Racconta pure di giri in bici in Cina e di grandi discese tra le montagne… . Ma c’è un particolare…

Questa intervista Codoro ce l’ha rilasciata da un letto di ospedale, dopo essere stato operato a tibia e perone per una caduta in montagna praticando Sci Alpinismo.

Una buca di due metri e una bella botta… .

Era giù di morale? era dolorante?

No. Anzi. Era allegro e con tanta voglia di rientrare subito nel fantastico mondo dell’outdoor… . Si perché lui è Enzo Codoro, il pioniere dell’Outdoor…

Addirittura, ispirato dall’intervista, ci ha fornito un pezzo suo, scritto di pugno da lui, che non abbisogna di alcun commento… . Eccolo:

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“Forse senza volerlo questa sera invitandomi a fare un riassunto della mia vita sportiva mi costringi a scavare più nel profondo e in generale a cercare di capire i motivi per cui sono quello che sono e il mio percorso non si è sviluppato in un modo diverso.

Non credo francamente che il mio itinerario sportivo possa essere di particolare interesse o ispirazione per altri ma forse essere una riflessione per me stesso.

Oggi viviamo una stagione di sport estremi, di imprese eccezionali, al limite ma, per dirla come Dalla “l’impresa eccezionale è essere normali” (o qualcosa del genere). Va da se che il concetto di normalità è diverso per ognuno di noi anche per quanto che riguarda le prestazioni o le aspirazioni nel campo dello sport e che si evolve con il passare degli anni e l’accumularsi di esperienze.

Io ritengo di aver fatto cose normalissime che senz’altro non meritano di essere elencate ma se mi devo dare una risposta al perché ho fatto questo e non altro penso che il tutto si racchiuda in una parola: “CURIOSITÀ””, uno spiritello interiore che ti spinge a cercare qualcosa di nuovo da conoscere, una parte del mondo piuttosto che una cultura, una regione, una lingua, in generale la gente.

Lo sport è stato ciò, anche se non solo, che mi ha aiutato a soddisfare questa curiosità ed a farlo con le mie forze, dalla mia prima fuga di casa a 16 anni con una bici da corsa a dir poco approssimativa per andare da Milano al passo del Gavia, ai viaggi in bici da solo o in compagnia attraverso la Cina o il Marocco o per più semplicemente conoscere genti e terre più vicine a noi ma bellissime come Corsica, Sardegna e Sicilia.

Si le mie esperienze ciclistiche sono passate anche attraverso competizioni amatoriali e poi Gran Fondo ma è stato sempre nell’orgnizzarmi “ïn proprio” le mie piccole avventure che ho ricavato maggior soddisfazione.

La bici è stata il vero, grande Amore della mia vita sportiva, ci sono stati naturalmente altri sport come Pallacanestro, il tennis, la vela e la corsa ma sempre quando ci si avvicinava al limite passato il quale la parte agonistica diviene predominante ho cambiato: penso che la competizione non sia proprio nelle mie corde.

Poi è arrivata la MTB con le sue continue evoluzioni tecniche che mi hanno affascinato e avvicinato alla montagna e a un contatto molto più stretto con la natura, guadagnarsi la salita e un po di emozione nella discesa, MTB in estate e Snowboard d’inverno. Essendo milanese e arrivando da una famiglia non certo benestante, mi sono avvicinato allo sci in età diciamo matura, quando impararono i miei figli allora piccolini, con tutte le difficoltà e difetti di un autodidatta quindi quando tutti i ragazzi si orientarono allo Snowboard, per non perderli di vista mi cimentai anch’io e, trattandosi di disciplina relativamente agli inizi non avevo grandissimi gap tecnici da recuperare,.Dopo un po’ mi sono reso conto che le piste, le code l’affollamento in generale non erano per me e, acquistate un paio di ciaspe, iniziai a risalire le montagne per itinerari meno frequentati e poi godermi emozionanti discese magari su tratti vergini.

Sono andato avanti così per diversi anni fino a che mi sono reso conto che la risalita con ciaspe o anche con le prime Splitboard era limitativa e a volte rischiosa e ripresi gli sci, che nel frattempo si erano decisamente evoluti ed allargati per facilitare discese in neve fresca ma che erano decisamente più performanti anche in salita con minor peso e più sicurezza.

Lo sci-alpinismo è diventato quindi il “mio”” sport invernale, Accompagnato dalle mie fedelissime Lila e Joy abbiamo girato le Orobie bergamasche e in buona parte quelle valtellinesi e le Alpi Retiche regalandoci giornate entusiasmanti non solo alla ricerca delle condizioni per la discesa perfetta ma anche e forse sopratutto godendoci la meditazione e gli scorci che ci si aprivano davanti agli occhi ad ogni risalita nel silenzio rotto solo dallo strisciare ritmico delle pelli sulla neve.

Questo fino a pochi giorni fa quando in un giretto sulle montagne di casa scendendo in un canale con poca visibilità sono incappato in un salto di roccia che non ricordavo e mi sono procurato la rottura di Tibia e perone. Una brutta avventura data l’ora tarda in cui è accaduto l’incidente e le condizioni di visibilità nulla che per cui l’eli soccorso di Brescia non ha potuto avvicinarsi. Voglio quindi esprimere un grande ringraziamento a tutti i componenti del soccorso alpino che in queste condizioni difficili con un intervento durato circa 5 ore mi hanno recuperato tremante nella buca che mi ero scavato sono riusciti a riportarmi a casa.

Non so il nome di tutti miei angeli custodi ma mi ricordo Matteo l’infermiere, Greg alla guida del toboga, un paio di Marco credo, Marica e Pasini. Loro e gli altri che non ho ancora conosciuto sono stati semplicemente perfetti, professionali, bravi ma sopratutto di grande umanità e mi hanno aiutato molto. La montagna ed in generale tutto il movimento dell’out-door è fatta sopratutto da queste solidarietà che nulla hanno a che vedere con le prestazioni da superman“.

 

INTERVISTA A CURA DI : LUCA LIMOLI

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