BERGAMO, 29.11.2009.
Mercoledì scorso alle 16,30 circa mi trovavo in ufficio intento a studiare un fascicolo relativo ad un processo penale che avrei dovuto discutere il giorno dopo quando, improvvisamente, squillava il telefono.
Dall’altra parte della cornetta c’era mio papà Leandro, anche lui avvocato e grande tifoso romanista, che mi comunicava il desiderio di voler andare con me allo stadio di Bergamo per vedere la sua squadra del cuore, la Roma.
In realtà mio padre è abbonato da anni all’Atalanta ma, una volta a campionato, smette i panni del tifoso atalantino per vestire quelli del romanista.
La faccenda è nota anche ai vicini di seggiolino in tribuna centrale che ad ogni sfida tra Atalanta e Roma sono pronti a “giocare” questa partita con il mio genitore, anche sotto il profilo del campanilismo.
La mia intenzione (prima della telefonata di papà), invece, era quella di andare a vedere altra partita di altra categoria, ma, visto l’invito e la consuetudine ormai consolidata negli anni, decidevo di non interrompere questa tradizione di famiglia.
Dopo tutto si trattava anche di una ottima occasione sia per stare con mio padre, che negli anni dell’arbitraggio mi aveva seguito in ogni punto d’Italia sino alla serie D, sia per vedere un partita dell’Atalanta che, in precedenza, avevo seguito solo in televisione.
Inoltre, nell’Atalanta, lavora un carissimo amico che da questa stagione è il medico sociale dei Bergamaschi, ovvero il dott. Lucio Besana che, nello scorso campionato, è stato con me a Monza.
Lucio è un grandissimo professionista, oltre che un grande amico, per questo sono molto felice che una società della massima serie si sia (finalmente ) accorta di lui dopo molti anni di operato fedele nel Monza.
Il dott. Besana ha curato nel corso della sua carriera molti grandi giocatori che, prima di diventare famosi, hanno vestito la maglia del Monza: da Gigi Casiraghi a Gigi di Biagio, da Patrik Evra, campione d’Europa con il Manchester United, ad Abbiati, campione d’Europa con il Milan, solo per citarne alcuni.
Senza dimenticare che il dott. Besana è una persona di grande umanità e grande modestia, doti che lo hanno portato a raggiungere meritatamente il massimo traguardo per uno sportivo, ovvero la serie A.
C’erano pertanto ottimi motivi per accettare l’invito di mio papà che, nello scorso campionato, ebbe una grande delusione a causa di una sonante sconfitta della sua squadra.
Arriva la domenica e, dopo una mattinata trascorsa con mio figlio alle giostre situate in Porta Nuova, nel primo pomeriggio inforco la mia moto e mi reco allo stadio Atleti Azzurri d’Italia.
Giunto a destinazione salgo velocemente gli scalini della tribuna credendo di essere in ritardo e mi accomodo al mio posto.
Pochi minuti dopo arriva anche Leandro, lo saluto e mi siedo per attendere l’entrata in campo delle squadre.
La partita è diretta da Tagliavento di Terni, arbitro con cui sono stato in D e C e che conosco molto bene per esser stato sin da giovane considerato un predestinato; assistenti sono Copelli di Mantova, internazionale, e Di Liberatore di Teramo, ex arbitro di serie D, che ho conosciuto al mio primo anno di Interregionale.
IV ufficiale di gara è Pinzani di Empoli, altro ex collega con il quale ho condiviso momenti sportivamente importanti nell’anno della mia promozione in serie C, entrambi fummo designati dall’allora Commissario della Serie D, Claudio Pieri, per il Torneo delle Regioni in Sardegna.
In quella occasione c’erano anche Lena di Ciampino e Pierpaoli di Firenze che l’anno dopo avrebbero guadagnato la promozione in C insieme a me.
Ma questa è un’altra storia.
Entrano le formazioni in campo e, dopo i convenevoli ed i saluti iniziali, si schierano in campo.
L’Atalanta occupa il terreno di gioco con un 4-4-2 con una linea difensiva schierata da sinistra a destra con Garics, Bianco, Pellegrino e Bellini, a centrocampo Padoin, De Ascentis, Guarente e Cerevalo, in attacco Acquafresca e Tiribocchi.
La Roma, invece, si presenta dinnanzi al pubblico Bergamasco con un 4-2-3-1 ovvero, da destra verso sinistra, difesa con Riise, Juan, Mexes e Motta, centrocampo con Brighi e Pizzarro, qualche metro piu’ avanti a sostegno dell’unica punta Totti vi sono Vucinic, Menez e Perrotta.
Comincia bene la Dea, che nel primo tempo attacca da sinistra verso destra rispetto alla Tribuna Centrale, facendo girare bene la palla anche se la prima occasione della partita è per la Roma con Riise che, dopo un fallo su Totti, a seguito di una punizione concessa dal limite dell’area dal direttore di gara calcia con violenza il pallone sopra la traversa di pochi centimetri.
Pochi minuti dopo un’ altra occasione per gli ospiti con Vucinic che, ricevendo un bel servizio da Brighi, entra in area all’altezza del semicerchio e calcia su Consigli in uscita che chiude bene lo specchio della porta.
Sul capovolgimento di fronte passa in vantaggio, al 15′ del I tempo, l’Atalanta grazie ad una bella azione di Ceravolo che riceve un pallone filtrante da De Ascentis all’altezza del vertice destro dell’area di rigore avversaria e, dopo ave percorso qualche metro, all’altezza dell’area di porta finta il tiro con il sinistro sbilanciando il giocatore avversario, Juan, e calcia con il destro segnando la rete del momentaneo vantaggio.
Mio papà comincia a preoccuparsi.
È il momento di chiudere la partita per la Dea ma, quest’anno, di divino si vede poco, sia dal punto di vista del gioco che della intensità.
La squadra non riesce a far girare palla, le verticalizzazioni e gli scambi in velocità che l’avevano caratterizzata durante la “gestione Del Neri” oggi sono un lontano ricordo; si spera solo che la Roma sia peggio dell’Atalanta sul piano del gioco per riuscire a portare a casa tre punti importanti per la salvezza.
Ma la squadra di Ranieri è composta da fuoriclasse ed, infatti, uno di questi, Mirko Vucinic pareggia il conto delle reti con un gran colpo di testa alla fine del primo tempo.
C’è solo un minuto di gioco ancora, ma succede poco.
Tagliavento fischia la fine della prima frazione di gioco e manda tutti negli spogliatoi a bere un the caldo data la giornata umida e piovosa.
Discuto nell’intervallo con mio papà il quale comincia a rifarsi con i vicini di seggiolino delle prese in giro subite nel primo tempo per il bel gol di Ceravolo.
Passano 15′ minuti e le squadre entrano in campo.
Le contendenti si schierano con il medesimo modulo del primo tempo, ma la musica non cambia: l’Atalanta prova a fare qualcosa senza riuscire ad impensierire gli avversari che, con Juan e Mexes, riescono a rendere inoffensivi Acqufresca e Tiribocchi.
Per questo motivo, Conte inserisce Valdes al posto di Ceravolo al 15′ della ripresa ed il “Pajarito”, in effetti, rende la manovra meno prevedibile rispetto a prima.
Intanto la curva Nord comincia ad inneggiare al nome del capitano, Cristiano Doni, relegato dal Mister in panchina perchè non ai livelli degli anni passati secondo quanto inteso dalle scelte tecniche del medesimo.
Ma Doni, per l’Atalanta, è come Pato per il Milan e, per questo, comincia il riscaldamento per entrare.
Purtroppo la Roma nel frattempo raddoppia con una azione in fotocopia del goal del vantaggio solo che, in questo caso, è Vucinic a servire Perrotta in area atalantina che, con un colpo di testa, piazza la palla alla destra di Consigli, che nulla può nella occasione.
Entra Doni, mancano ancora venticinque minuti circa.
Il Capitano di tante battaglie prova a prendere per mano la squadra per arrivare almeno al pareggio, ma i minuti scorrono inesorabili e, solo in due occasioni, l’ex nazionale riesce a tirare in porta, senza tuttavia impensierire l’estremo difensore romanista.
C’è tempo per lamentarsi, sul fronte atalantino, della mancata concessione di un calcio di rigore per fallo in area su Tiribocchi ma, dalla tribuna, appare difficile dare una valutazione obiettiva sull’intervento.
Cinque minuti di recupero e poi il triplice fischio finale.
Scende il sipario su questa gara nella quale, forse, il pareggio sarebbe stato il risultato piu’ giusto ma ciò che conta sono i goal ed il tabellone dello stadio dice che la Roma ne ha segnati due, mentre l’Atalanta solo uno.
Sarà una stagione dura, con molte sofferenze.
Non serve certo fare vittimismi poiché, a mio parere, lamentarsi di aver perso una partita per la mancata concessione di un rigore non appare sicuramente indice di mentalità vincente.
L’Atalanta di questo campionato è solo una brutta copia di quella dello scorso torneo e non sarà certo una massima punizione non decretata a pesare sul bilancio finale stagione.
Bisogna svolgere analisi fredde e lucide per esser costruttivi nella critica senza dover per forza andare alla ricerca di alibi poco credibili.
Ciò che dovrebbe preoccupare, invece, è la totale mancanza di gioco e di idee non dimenticando che le squadre si costruiscono in estate e che Mister Conte sta solo cercando di porre rimedio a errori compiuti da altri.
Qualcuno dovrà rispondere delle scelte tecniche effettuate, sopratutto perchè, in precedenza, sulla panchina dei Neroazzurri c’era un allenatore che aveva dimostrato grandi capacità avendo a disposizioni, nella sostanza, i medesimi giocatori.
“Tutti sono utili e nessuno è indispensabile” ed è per questo, forse, che la società ha lasciato andare via Gigi Del Neri.
Il teorema può esser anche vero ma solo a patto che chi parta per altri palcoscenici venga adeguatamente sostituito fin dall’inizio.
Meditate gente….meditate…..
ATALANTA -ROMA 1-2 del 29.11.2009 ore 15.00
ATALANTA:CONSIGLI; GARICS; BIANCO; PELLEGRINO; BELLINI; PADOIN; DE ASCENTIS; GUARENTE; CEREVOLO( 15′ II T. VALDES); ACQUAFRESCA ( 28′ II T. DONI); TIRIBOCCHI. ALL. CONTE
ROMA: JULIO SERGIO; RIISE; JUAN; MEXES; MOTTA ( 34′ II T. BURDISSO) ; BRIGHI; PIZARRO; VUCINIC; MENEZ ( 15′ IIT. TADDEI); PERROTTA( 27′ II T. BAPTISTA); TOTTI. ALL. RANIERI
marcature: 15′ I T. CERAVOLO; 43′ I T. VUCINIC; 18′ II T. PERROTTA.
arbitro: TAGLIAVENTO sezione di Terni, assistente n.1 DI LIBERATORE sezione di Teramo; assistente n. 2 COPELLI sezione di Mantova; IV ufficiale di gara PINZANI sezione di Empoli