Simone Bolelli ha saldato il debito. Per sua stessa ammissione, Bergamo è una seconda casa. Aveva giocato due finali, aveva un conto in sospeso. Quando meno se lo aspettava, ha centrato un successo dal sapore molto dolce. Bergamo era il primo torneo dopo uno stop di sette mesi. Ok, aveva giocato in doppio all’Australian Open e in Coppa Davis, ma il singolare è un’altra cosa. Fatte le debite (e ovvie) proporzioni, neanche Rafael Nadal aveva vinto un torneo al ritorno. Il Trofeo Perrel-Faip finisce nelle mani di Simone dopo una finale giocata con grande attenzione contro il bombardiere Jan Lennard Struff. Si è imposto con il punteggio di 7-6 6-4 , mostrando una certa solidità sul piano mentale. Non era facile affrontare un giocatore dal servizio bomba, quasi inavvicinabile per tutta la settimana. Simone è stato superiore nello scambio da fondocampo, sin da subito. Tolta una certezza al tedesco, c’era da mostrarsi più bravo nei punti importanti. Prima ancora che ci mettesse del suo, ha avuto un grosso aiuto da Struff nel tie-break del primo set. Dopo 13 punti senza neanche un mini-break (!), il tedesco ha commesso un doppio fallo sul setpoint per l’azzurro. Struff, forse condizionato psicologicamente dalle sette finali perse (non è che nascerà un complesso?), ha combinato tre disastri nel primo game del secondo set (due doppi falli e un banale rovescio out) che hanno regalato a Bolelli l’unico break della partita. A quel punto, restava da tenere cinque turni di battuta. Sul 2-1 si è trovato 0-40 sul proprio servizio, ma si è salvato da campione, annullando le chance di Struff con un servizio vincente, un dritto in progressione e un buon servizio, su cui il tedesco ha risposto in rete. Altri problemi nel turno successivo (sul 3-2), quando Struff si è procurato un’altra palla break. Come (piacevole) abitudine della settimana, il “Bole” l’ha cancellata con un ace. A quel punto, neanche una chiamata sbagliata nell’ottavo game (“Era fuori di mezzo metro!” ha detto al giudice di sedia Nicholas Stellabotte su una risposta del tedesco giudicata buona) poteva impedirgli di vincere il nono challenger in carriera. Ha finito con le braccia al cielo, e nessuno ha pensato che fosse un’esultanza esagerata.
Ha sorpreso la capacità di giocare i punti importanti, non solo in finale ma in tutto l’arco della settimana. “In effetti ci sono state tante situazioni di questo tipo – ha detto Bolelli – la superficie è molto veloce e ti porta a giocare in modo un po’ più istintivo. Nei momenti difficili ho pensato a tirare il più forte possibile e mettere l’altro in difficoltà. Considerando che ho giocato pochissime partite, sono molto contento”. La soddisfazione è a tutto tondo. “Sono andato in crescendo. Ho iniziato un po’ in sordina, poi credo di aver espresso un tennis via via sempre migliore. Il Bolelli di oggi vale un 70%, che però equivale a un 100%: vincere un torneo all’esordio è un grande passo. E che fiducia per il futuro!”. Non poteva mancare un ringraziamento alla gente di Bergamo. “Giocare qui è stato fondamentale. Mi hanno aiutato nei momenti difficoltà, non so se avrei reagito allo stesso modo se avessi giocato, chessò, a Kazan. Adesso continuerò ad allenarmi e cercherò di giocare più tornei possibile, almeno nei primi sei mesi. Giocherò diversi challenger per fare punti. Nel breve non ho grosse aspettative: l’importante è prepararsi al meglio e giocare ogni partita con la giusta attitudine”. L’obiettivo, neanche troppo velato, è di tornare tra i top-100 entro l’anno. “In realtà vorrei semplicemente arrivare il più in alto possibile. Sono convinto
che sia sempre bene avere degli obiettivi. Non importa quali siano: tecnici, tattici, tennistici. Penso che sia importante avere sempre una meta da raggiungere”.
Ovviamente, non sono mancati i ringraziamenti allo staff (a Bergamo c’erano Giancarlo Petrazzuolo e il preparatore atletico Carlo Ragalzi, oltre alla moglie Ximena e alla famiglia), e forse non è un caso che una prestazione così positiva sia giunta dopo la vittoria in Coppa Davis, anche se soltanto in doppio. “L’Argentina mi ha dato una grossa mano. Francamente, sono venuto qui senza grandi aspettative. Mi interessava avere il giusto atteggiamento, poi quello che sarebbe venuto…sarebbe venuto. Ma vincere a Bergamo ha un sapore speciale: è una città che mi è sempre stata vicina, ho vissuto qui per cinque anni ed è un po’ come una seconda casa. Ho sempre tenuto a giocare bene in questo torneo: quando hai buone sensazioni in un luogo, vale sempre la pena giocarlo”. Le parole di Bolelli certificano l’impressionante successo di un evento che è una perla rara nel panorama nazionale. Il PalaNorda era colmo all’inverosimile, con oltre 3.000 spettatori e un clima da brividi. All’ingresso dei giocatori, dopo la cerimonia inaugurale (si è anche vista un’esibizione di wheelchair tennis), il pubblico li ha accolti con un assordante suono di bastoni di gomma bianchi e blu, come quelli che vengono distribuiti in Coppa Davis. Tra Bergamo e Alzano Lombardo, circa 25.000 spettatori hanno seguito l’evento nel corso della settimana. Una cifra da circuito ATP, che ha convinto i title-sponsor (Gabriele e Giuseppe Magoni, in rappresentanza di Perrel e Faip) a proseguire nell’avventura. E l’anno prossimo si festeggerà il decennale. Una decima edizione lanciata dalla consueta premiazione-spettacolo, in cui i due finalisti ci hanno dato dentro con un motorino elettrico (Bolelli) e un monopattino elettrico (Struff), facendo sorridere la gente, che così si è rapidamente dimenticata del capitombolo interno dell’Atalanta. Bergamo ha chiuso alla grande, ma è già pronta a ripartire. Con più entusiasmo che mai.
TROFEO PERREL – FAIP (42.500€, Play-It)
Finale Singolare
SIMONE BOLELLI (ITA) b. JAN LENNARD STRUFF (GER) 7-6(6) 6-4