ALTI GRADI DEL JUDO AD ARCORE

F E D E R A Z I O N E I T A L I A N A J U D O L O T T A K A R A T E A R T I M
Comitato Regionale Lombardia -Settore Judo
IL RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE
Alti gradi di judo della Lombardia 2013
Arcore sabato 5 gennaio 2013
Erano ventisette.
Erano giovani (più o meno).
Erano belli (si fa per dire).
Erano forti (qualcuno sì, qualcuno no).
Era un gruppone di judoisti intemerati irremovibili affascinati dalla disciplina e dai
suoi contenuti etici morali fisici sportivi educativi culturali sociali. Un mix
di elementi vitali che quando penetrano l’anima la
soggiogano e la conquistano.
Anime conquistate dal judo quelle che
hanno risposto all’appello di
Santo Pesenti
governatore
del judo
della Lombardia per
conto della federjudo nazionale
Fijlkam presieduta da Matteo Pellicone. E
il judo ha imperversato in un colloquio sereno e
affabile, ma non banale, fra maestri Alti Gradi, cintura bianca e
rossa, che hanno snocciolato riflessioni ragionamenti argomentazioni, in
una colluttazione di pensieri, civile pacata armonica.
Santo Pesenti tutte le inventa per dare brio a questo sport che pur convincendo
ognuno del suo enorme carisma sui giovani e sulle sue impareggiabili potenzialità
formative, non decolla in Italia (ma non solo in Italia) mentre ha attecchito e fiorisce in certi
altri paesi.
Pesenti a questo punta: alla diffusione più capillare, ma anche più corretta possibile
con garanzia Fijlkam. E non altra.
Ed ecco un raduno con gli Alti Gradi, i padri, si direbbe, del judo lombardo, e non
solo. A inizio anno. Una data quasi obbligata dall’imperversare di gare regionali, nazionali
e internazionali, ma una data non casualmente posta: un’iniezione di fiducia che corrobori
il judo lombardo tutto l’anno.
La discussione ha infervorato gli assennati maestri in bianca e rossa.
Tutti sono intervenuti con proprie riflessioni e convinzioni intorno alle tematiche
poste da Pesenti il quale in apertura ha voluto significare la vicinanza del presidente
federale dottor Matteo Pellicone che ha contattato Pesenti per esprimergli il rammarico
di non poter essere presente e di estendere a tutti il suo compiacimento per l’iniziativa e
un caloroso augurio e un amichevole abbraccio: “li conosco uno per uno-ha detto
Pellicone-mi sarebbe piaciuto incontrarli”.
L’anno prossimo ci siamo ancora.
I “padri” hanno variamente argomentato di
[1] il judo che fa bene e il judo che fa male: quale differenza.
All’esposizione di Alfredo Fontanesi (le anche) e di Adelio Bottani (principalmente le
cadute) sono seguiti gli interventi dei maestri.
Sul banco degli imputati anche certi tatami inadeguati che non facilitano una buona
pratica judoistica. Che dire del tatami (storico) di Battista Fratus -52 anni fa-all’oratorio di
Bagnatica (BG): uno strato di rasgadura e paglia, e sopra un telo di cellophane?
Fa male –hanno detto-anche l’esasperazione motoria peraltro necessaria per la
performance agonistiche.
I bambini devono giocare a judo da piccolissimi o è meglio quando vi sia una
struttura fisica sagomata e dunque entrare in gara verso i 15 anni?
E a far male ci si mette anche una terminologia di palestra non appropriata, non
etica, non tipica dello zen.
[2] Il Judo sport di benessere-interfaccia del punto 1Secondo
alcuni bisogna creare nei ragazzi una struttura fisica in grado di governare le
tensioni dell’agonismo, dopodiché sono pronti per qualsiasi disciplina sportiva.
Un tatami adeguato aiuta i neofiti a divertirsi, si accorgono di non farsi male e
continuano la frequentazione delle lezioni. E la palestra funziona.
[3] Judo e difesa personale
La Lombardia ha espresso tecnici esperti e qualificati nel MGA e in questo settore ha dato
un grande supporto alla federazione Fiìjlkam.
Tesi e antitesi si sono annodate in un’appassionata discussione impaginata
purtroppo in un tempo troppo conciso per poter essere adeguatamente sviscerata.
Per una ancorché sommaria completezza servirebbe almeno un convegno di
mezza giornata. Sarà per un prossimo futuro.
A convivio
Le cinture bianche e rosse lombarde amano anche i rapporti personali e quale
migliore occasione di un convivio per rianimare amicizie sfiorite, per rinfrancarle, per porre
le basi di altre iniziative a beneficio del judo e dei suoi praticanti. Pesenti ha colmato
questa esigenza. La cena inaugurale dell’anno judoistico ha assolto il compito.
È stato evitato il nostalgico ripasso degli albori del judo lombardo, aneddoti di vita
baldanzosa in cui ci si divertiva con poco, anzi con niente, e il judo si faceva di nascosto
dalla mamma, naturale maestra di atemi. La serata è stata piacevolissima.
Le arti marziali non sono teatro, nè sport, nè spettacolo. Il loro segreto e che in esse
non esiste né vittoria né sconfitta. (K. Sawaki)
Emanuele Casali

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